1.1 1. Quando intervenire con uno psicologo infantile?
Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio ed è normale avere preoccupazioni riguardo al suo comportamento e al suo sviluppo. Se qualcosa ti preoccupa, non esitare a contattare uno psicologo pediatrico.
1.1.1 Segnali comportamentali
Cambiamenti nel comportamento, aggressività, isolamento
1.1.2 Sintomi fisici
Disturbi del sonno, problemi alimentari, sintomi somatici
1.1.3 Aspetti emotivi
Ansia, tristezza, paure e fobie
1.1.4 Rendimento scolastico
Difficoltà di apprendimento e concentrazione
1.2 2. Cosa fa uno psicologo pediatrico?
Uno psicologo infantile è un professionista specializzato nella valutazione e nel trattamento di bambini. Usa test e giochi speciali per valutare le loro abilità e i suoi problemi. Poi elabora un piano su misura per risolvere quelle difficoltà, lavorando sia con il bimbo che con i suoi genitori.
Quando andate dallo psicologo pediatrico, non è solo il bambino a parlare. Anche voi genitori raccontate come va a casa, a scuola, con gli amici. Così lo psicologo ha tutti gli indizi per risolvere il caso! E durante le sedute, il bimbo può giocare, disegnare o fare attività divertenti che però servono allo psicologo per capirlo meglio.
È un viaggio di crescita e guarigione che richiede impegno, comprensione e sostegno reciproco da parte di tutti i partecipanti.
3. Come capire il disagio di un bambino?
Nel corso del loro sviluppo, i bambini attraversano numerosi cambiamenti riguardanti il comportamento, le abitudini, le modalità di relazionarsi con gli altri e di reagire alle diverse situazioni. Questi mutamenti frequentemente si manifestano a livello fisiologico e non destano preoccupazione, soprattutto durante l’età scolare (6-18 anni), quando il bambino è in fase di crescita e di adattamento al mondo esterno.
Tuttavia, in alcuni casi, tali cambiamenti possono essere indicativi di un disagio psicologico che richiede attenzione e supporto. Diventare genitori attenti e consapevoli significa saper riconoscere quei segnali d’allarme i quali, se immediatamente identificati, possono permettere un intervento precoce e mirato.
1.3 4. Esistono indicatori di disagio?
Ecco un elenco degli indicatori di disagio di un bambino:
Cambiamenti nelle abitudini alimentari:
- Improvvisa mancanza di appetito;
- Selezione restrittiva degli alimenti (ad esempio, mangiare sistematicamente solo un certo tipo di alimento, rifiutando di mangiare verdure);
- Fame persistente;
- Abitudine a saltare i pasti;
- Episodi di abbuffate (ingestione di cibo fuori dall’ordinario).
Comportamenti aggressivi:
- Aggressione fisica (calci, pugni, percosse);
- Comportamenti distruttivi su oggetti (rompere giocattoli, lanciare oggetti contro il muro);
- Irritabilità eccessiva;
- Capricci continui;
- Nervosismo costante;
- Mancanza di rispetto delle regole;
- Atteggiamento provocatorio e oppositivo.
Disturbi del sonno:
- Enuresi notturna (pipì a letto dopo i 5 anni);
- Incontinenza ed encopresi diurna (incapacità a trattenere urine o feci dopo il raggiungimento del controllo sfinterico);
- Difficoltà ad addormentarsi;
- Risvegli notturni persistenti;
- Bisogno eccessivo di sonno (non bastano le solite ore di sonno);
- Incubi notturni.
Sintomi fisici ricorrenti:
- Mal di pancia ricorrenti;
- Mal di testa inusuale;
- Dolori muscolari inspiegabili.
Isolamento sociale:
- Tendenza a giocare da solo;
- Mancanza di interazione con i coetanei (rifugge i lavori di gruppo, evitando di uscire con i compagni ed è disinteressato a nuovi contatti);
- Preferenza per attività individuali (videogiochi, computer);
- Scarso numero di amicizie.
Paure e fobie:
- Paura del buio (impedisce di andare a dormire);
- Paura degli spazi chiusi (evita di andare in ascensore e entrare in stanze piccole o senza finestre);
- Paura degli spazi aperti (limita la partecipazione ad attività extrascolastiche).
Difficoltà scolastiche:
- Diario scolastico incompleto;
- Compiti lasciati indietro;
- Incapacità di riferire gli avvenimenti scolastici;
- Difficoltà di concentrazione durante le lezioni o nello svolgimento dei compiti.
Problemi emotivi:
- Ansia da separazione dai genitori in età scolare (6-10 anni);
- Inserimento scolastico difficoltoso;
- Pianto eccessivo durante la giornata;
- Umore deflesso (tendente alla tristezza);
- Profonda tristezza;
- Sentimenti e pensieri di angoscia;
- Pianto inconsolabile.
1.3.1 5. Cosa fa rilassare i bambini?
Esistono numerosi metodi per aiutare i bambini a rilassarsi! Proprio come gli adulti, anche i più piccoli possono trarre beneficio da tecniche come la respirazione profonda, che li aiuta a calmarsi e sentirsi in controllo.
Per creare un ambiente rilassante, potreste ricorrere a suoni e immagini di sottofondo oppure fare un po’ di stretching. Esercizi come la tensione e il successivo rilascio dei muscoli (proprio come nello yoga) aiutano a sciogliere le tensioni accumulate.
Non dimentichiamo però il potere del movimento! Correre, giocare, ballare: tutte attività che i bambini adorano e che li aiutano a scaricare la tensione in modo sano e divertente.
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