ADHD tra vantaggi e problemi nascosti

iceberg ADHD

ICEBERG ADHD: oltre l'apparenza

Sui social e sul web, negli ultimi anni, sono stati postati numerosi video sul Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD). Spesso passa il messaggio che essere ADHD sia “alla moda”, una condizione di vantaggio cognitivo assoluto, ma è davvero così? In effetti, la realtà è ben più complessa, proprio come un iceberg.

Purtroppo, l’ADHD soffre ancora di un enorme stigma culturale. Molti lo liquidano come pigrizia o cattiva educazione, simile a come un tempo si vedevano le dipendenze. Questo stigma porta a discriminazione sul lavoro e incomprensioni, rendendo difficile per chi ne soffre ricevere una diagnosi e un trattamento adeguati. 

 

La Punta dell'Iceberg: I Sintomi Visibili

  • Disattenzione: Difficoltà a concentrarsi, seguire istruzioni e perdere dettagli importanti.
  • Iperattività: Incessante bisogno di muoversi, correre e sguazzarsi, anche in situazioni non adatte.
  • Impulsività: Agire d’istinto senza riflettere, prendere decisioni affrettate e interrompere gli altri.

Sotto la Superficie: Le Sfide Nascoste

L’ADHD influisce su emozioni, gestione del tempo, decisioni, sensibilità, autostima e sonno. Esploreremo anche il legame con depressione e ansia. Prepariamoci a guardare al di sotto della superficie dell’iceberg per comprendere meglio questa complessa condizione! 
Emozioni altalenanti: Difficoltà a gestire rabbia, frustrazione e tristezza, con frequenti sbalzi d’umore. 
Tempo che scivola via: Mancanza di senso del tempo, procrastinare, arrivare in ritardo e perdere appuntamenti. 
Decisioni paralizzanti: Troppe opzioni portano a confusione e incapacità di scegliere. Sensibilità a fior di pelle: Sopraffatti da rumori, luci o critiche, con reazioni emotive intense. Autostima sotto le macerie: Sentirsi inadeguati, insicuri e incapaci di raggiungere obiettivi. Sonno sfuggente: Difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e stanchezza durante il giorno. 
Ospiti indesiderati: Frequenti compagni di viaggio di ADHD sono la depressione, l’ansia e altri disturbi.
 

ADHD: Un compagno invisibile dall'infanzia all'età adulta

L’ADHD non discrimina per età. Può colpire chiunque, dai bambini in fasce ai signori in giacca e cravatta. Sono fortunati coloro che crescono in contesti attenti, dove la diagnosi precoce arriva come un salvagente lanciato a un naufrago. Ma per molti altri, l’ADHD è un compagno di viaggio silenzioso e subdolo, che emerge solo nell’età adulta, quando i “giochi“, o meglio, i compiti, si fanno seri.

L’iperattività infantile, quel turbine di energia inarrestabile, si trasforma spesso in irrequietezza interiore, un formicolio che tormenta la mente. La disattenzione, quel perdersi nei propri pensieri come in un labirinto, diventa un ostacolo concreto nel mondo del lavoro, dove l’attenzione è la merce più preziosa.

L’ADHD non è un capriccio, come spesso si liquida con superficialità, ma una neurodiversità con cui imparare a convivere. Non un marchio infamante, ma una sfida che richiede strategie di coping differenti a seconda dell’età. Per i bambini, la struttura e la routine sono come un faro nella nebbia. Per gli adulti, invece, serve un cambio di marcia, un ripensamento di abitudini e organizzazione.
Gli adulti con ADHD soffrono di invisibilità e sottodiagnosi. Spesso ricevono diagnosi errate di disturbi dell’umore o di personalità, ritardando il trattamento corretto. Anche per chi è stato diagnosticato da bambino, la transizione all’età adulta è trascurata.

ADHD: bambini o adulti?

Se si ha la fortuna di vivere in una famiglia attenta, l’ADHD può essere diagnosticato già da bambini. Diversamente, quando si approda all’età adulta con ADHD, i sintomi potrebbero già essersi trasformati. L’iperattività potrebbe essere diventata irrequietezza interiore e la disattenzione potrebbe avere un impatto negativo sulla capacità di concentrarsi sul lavoro.

Gli adulti con ADHD soffrono di invisibilità e sottodiagnosi. Spesso ricevono diagnosi errate di disturbi dell’umore o di personalità, ritardando il trattamento corretto. Anche per chi è stato diagnosticato da bambino, la transizione all’età adulta è trascurata.

Per quanto riguarda le donne con questa neurodivergenza, spesso si sentono disorganizzate, sopraffatte e con difficoltà a gestire le responsabilità quotidiane. La diagnosi tardiva è frequente, ritardando il supporto e il trattamento adeguati. Un’ulteriore sfida che si aggiunge alle difficoltà già affrontate.

 

Cambiamenti nello Stile di Vita

  1. Dieta Equilibrata:
    • Consumare proteine magre, cereali integrali, frutta e verdura.
    • Evitare cibi processati e con additivi chimici.
    • Monitorare l’assunzione di zuccheri e caffeina.
  2. Esercizio Fisico:
    • Praticare attività fisica regolare, almeno 30 minuti al giorno, 5 giorni a settimana.
    • Scegliere attività che piacciono per mantenere l’interesse.
  3. Sonno di Qualità:
    • Stabilire una routine del sonno regolare.
    • Evitare caffeina e attività stimolanti prima di dormire.

 

Tecniche di Coping

  1. Organizzazione e Gestione del Tempo:
    • Utilizzare agende, calendari e app per la gestione delle attività.
    • Creare routine giornaliere e settimanali.
  2. Riduzione del Disordine:
    • Mantenere gli spazi di lavoro e di vita ordinati.
    • Designare spazi specifici per oggetti importanti.
  3. Tecniche di Rilassamento:
    • Praticare la respirazione profonda, la meditazione e il rilassamento muscolare progressivo.
    • Utilizzare tecniche di mindfulness per migliorare la concentrazione.
  4. Gestione dell’Impulsività:
    • Utilizzare la tecnica S.T.O.P. (Stop, Take a Break, Observe, Proceed) per controllare gli impulsi.
    • Visualizzare le conseguenze delle azioni impulsive prima di agire.

 

Terapie Comportamentali e Psicologiche

  1. Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT):
    • Aiuta a modificare i pensieri negativi e a migliorare le abilità organizzative e di gestione del tempo.
  2. Coaching Comportamentale:
    • Fornisce strategie pratiche per organizzare la vita quotidiana e gestire le attività.
  3. Terapia Familiare e di Coppia:
    • Affronta i problemi relazionali causati dall’ADHD e migliora la comunicazione.
  4. Supporto Sociale:
    • Partecipare a gruppi di supporto per condividere esperienze e strategie con altre persone che vivono con l’ADHD.

 

Farmaci

In Italia, solo medici specialisti come psichiatri e neurologi possono prescrivere questi farmaci per il trattamento dell’ADHD. È fondamentale che il trattamento farmacologico sia accompagnato da un monitoraggio continuo e da un supporto psicoeducativo per il paziente e i suoi familiari.
Detto ciò, a scopo puramente informativo, vi elenco due categorie di farmaci che solitamente vengono prescritti:
 
 
Stimolanti
  • Metilfenidato (Ritalin, Concerta) e amfetamina (Adderall): Questi farmaci sono comunemente utilizzati per il trattamento dell’ADHD. Agiscono aumentando i livelli di dopamina e norepinefrina nel cervello, migliorando così l’attenzione e riducendo l’iperattività. Sono spesso la prima linea di trattamento e hanno dimostrato una notevole efficacia nel controllo dei sintomi.

Non-Stimolanti

  • Atomoxetina (Strattera) e guanfacina: Questi farmaci vengono prescritti quando i farmaci stimolanti non sono efficaci o causano effetti collaterali significativi. L’atomoxetina agisce inibendo la ricaptazione della norepinefrina, mentre la guanfacina agisce sui recettori adrenergici. Entrambi possono essere utili per migliorare l’attenzione e ridurre l’impulsività e l’iperattività.
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CONCLUSIONI

Il concetto di neurodiversità ha contribuito a ridefinire l’ADHD non solo come un disturbo, ma come una differenza nel funzionamento cerebrale. Risulta comunque fondamentale non idealizzare troppo questa condizione, riconoscendone le sfide spesso molto impegnative che comporta. Sensibilizzare su questo argomento perché aumenta la consapevolezza di chi affronta quotidianamente questo disturbo e consente a genitori e insegnanti di osservare con occhi più attenti certi segnali.

Ricordate: ogni condizione merita attenzione!

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